Realtà virtuale immersiva: l’uso dei 5 sensi

Come percepiamo la realtà? Domanda filosofica, a cui perlopiù viene da rispondere: grazie ai 5 sensi!

Ecco perché perché negli ultimi anni diverse aziende stanno cercando di rendere la realtà virtuale sempre più immersiva, aggiungendo tecnologie rivoluzionarie ai nostri visori. 

L’audio spaziale: per una realtà virtuale più immersiva

Rispetto all’esperienza visiva, l’audio spaziale è molto indietro, e oggi è difficile trovare una realtà virtuale davvero immersiva, da questo punto di vista. 

È fondamentale sviluppare la spazialità dell’audio, perché non è la stessa cosa entrare ad esempio in una simulazione di sicurezza e sentire i suoni in stereo tutto intorno a noi, e invece percepire chiaramente il carico aereo che si sta schiantando dietro di noi, o una macchina che si inceppa alla nostra destra. 

La spazialità dell’audio è già ben sviluppata da altri dispositivi e messa in atto da molti parchi tematici. Il problema dell’applicazione alla realtà virtuale immersiva è che parliamo di casse ingombranti e difficili da trasportare.

Simulazione dell’olfatto: più sfide in corso

Molto più interessante e con tante sfide in campo è la simulazione dell’olfatto. C’è la FeelReal, un’azienda che sta sviluppando una maschera da mettere sotto il visore VR per sentire ad esempio l’odore dei fiori in primavera, o degli incendi nei boschi. 

Come funziona la tecnologia di simulazione dell’olfatto

Ci sono diverse tecniche oggi sul mercato:

  • Cartucce di profumo liquido: queste vengono vaporizzate e miscelate per esperienze olfattive immersive (ad esempio l’azienda Olorama). La tecnica di produzione di questi profumi è molto simile a quella della creazione di comuni profumi ed essenze.
  • Blocchi di paraffina su cui sono presenti gli odori sintetici: un getto d’aria viene sparato sulla paraffina, che emana l’odore. 
  • Vassoio di plastica con pozzetti di profumi: i pozzetti vengono riscaldati, e mentre si vaporizzano un ventilatore soffia l’odore all’esterno.

Problema dell’olfatto per una realtà virtuale immersiva: le tempistiche

Come racconta Robert Stone, direttore delle Human Interface Technologies Team all’Università di Birmingham:

“Ma l’unico problema che abbiamo sempre avuto con i display olfattivi riguarda il meccanismo di consegna. Prendiamo, per esempio, un progetto che abbiamo iniziato per l’esercito britannico. Volevamo ricreare gli odori di un villaggio mediorientale, perché avevamo imparato che quando il personale dell’esercito era di pattuglia, certi odori – o l’assenza di odori – potevano avvisarli che qualcosa stava per succedere. Potevamo sintetizzare gli odori – di cottura, di tabacco, di putrefazione, di carne appesa e così via – e rilasciarli, ma il rumore dei componenti elettromeccanici e pneumatici dell’hardware avvisava gli utenti molto prima degli odori, il che rendeva la simulazione inutile”.

Simulazione del tatto per una realtà virtuale davvero immersiva

Per il tatto la simulazione di realtà virtuale può diventare immersiva solo se comprende tutte le stimolazioni meccaniche che il tatto naturalmente genera. Abbiamo ad esempio già in commercio la Teslasuit (nessuna connessione con Tesla) che crea tute in grado di far percepite un colpo ricevuto. HaptX, nel frattempo, fa un guanto che serve come una sorta di esoscheletro, fornendo un feedback di forza, simulando ciò che si sente quando si chiudono le mani su un volante o una mela. 

Per l’uso domestico, ma anche per la robotica chirurgica, abbiamo già delle basi di movimento elettriche; sono ancora piuttosto costose, ma comunque disponibili. 

Anche i simulatori di volo usano già la simulazione del tatto per creare una realtà virtuale immersiva: per anni hanno usato l’idraulica per simulare le sensazioni di movimento e accelerazione da sotto i sedili dei piloti in addestramento.

La simulazione del gusto nella realtà virtuale

La simulazione del gusto è al momento la più invasiva: abbiamo il Digital Lollipop, realizzato da Nimesha Ranasinghe alla National University of Singapore, un dispositivo che si mette a diretto contatto della lingua, e stimola direttamente i diversi gusti.

Queste tecniche di stimolazione diretta sono conosciute già dal 1700 (si chiamano “stimolazione galvanica della lingua”) e si basano sulla distribuzione geografica degli stimoli sulla lingua. Se si va a disturbare termicamente e elettricamente queste regioni della lingua, si ottiene una diretta risposta del cervello.

 

Per la stimolazione cerebrale diretta (alla Matrix, per intenderci) forse dovremo ancora aspettare… intanto possiamo stare a vedere come si evolve il mondo dinamico e sempre nuovo della realtà virtuale immersiva.

Ti interessa l’argomento AR/VR? Leggi il nostro articolo sulla realtà aumentata per aziende.