Dopo qualche anno di indiscrezioni, sembra che avremo tra le mani a breve il nuovo prodotto Apple per la realtà aumentata.
Che qualcosa bolliva in pentola già lo sapevamo: da un paio d’anni si parla degli Apple Glass, gli occhiali di realtà aumentata di design, o di un nuovo visore sulla scorta degli Oculus di Facebook. Poche notizie certe e tante indiscrezioni, tra cui addirittura quella di due prototipi diversi, N301 per il visore VR e N421 per gli occhiali AR.
Ma la vera novità è arrivata il 31 marzo, quando Apple ha annunciato le date ufficiali del prossimo WWDC 2021, evento online dedicato agli sviluppatori Apple che si svolgerà dal 7 all’11 giugno.
Se andiamo sul sito ufficiale del WWDC 2021, ci accoglie il simpatico video di una ragazza dai capelli fucsia che indossa degli enormi occhiali e apre lo schermo di un MacBook. Nell’aprire lo schermo, delle icone si riflettono chiaramente sul vetro degli occhiali.
Ai fan più consumati di Apple potrebbe sembrare un riferimento a Craig Federighi, Senior Vice President dell’azienda, mentre apriva il Mac Book Pro durante una presentazione.
Stessa posa, stessa luce.
Ma… se invece fosse un indizio della vera novità che accoglierà gli sviluppatori a giugno?
Allora l’ipotesi degli occhiali per la realtà aumentata, che dovevano uscire nel 2023, torna in campo.
Visto che si tratta del primo nuovo prodotto della major dopo l’Apple Watch, i rumor sono molti e fantasiosi. Alcuni ufficiali, altri meno.
Raccogliendo tweet e soffiate ottenute da alcune testate prestigiose come Bloomberg, abbiamo un quadro più o meno completo di come saranno questi misteriosi Apple Glass per la realtà aumentata.
È dal 2019 che si parla degli occhiali/visore Apple Glass per la realtà virtuale o aumentata, e non dobbiamo dimenticare che anche l’aspettativa e le novità divulgate a mezzo stampa sono un buon carburante che spinge gli investitori a non perdere la fiducia nel brand.
La grande attesa del pubblico si spiega principalmente perché parliamo del primo nuovo prodotto Apple dopo l’Apple Watch.
Di sicuro, la scelta del colosso dell’hi-tech di farsi strada nel campo della realtà aumentata rappresenta un punto di svolta per il mercato: che si tratti di occhiali Apple Glass o di un visore, non abbiamo di fronte solo la versione Apple degli Oculus di Facebook o di Playstation Vr di Sony. Qui si raccoglie anche una fascia di mercato molto ampia e meno collegata al videogaming.
Per le aziende di tutto il mondo, il fatto che forse gli sviluppatori iOS avranno presto gli strumenti per lavorare su Apple Glass è un’ottima notizia: la realtà aumentata sarebbe davvero pronta per approdare in azienda.
Nello sviluppo app ed e-commerce, la fatturazione elettronica occupa sempre un posto d’onore.
Tra normative in costante aggiornamento e commercialisti non sempre preparati ad assorbire le costanti innovazioni tecnologiche, avere un software di fiducia e aggiornato può diventare la carta vincente per risparmiare stress e grattacapi inutili.
Attenzione: Questa piccola guida non si sostituisce a una consulenza fiscale!
Infatti, il primo passaggio per configurare correttamente la fatturazione elettronica in un ecommerce è capire come bisogna comportarsi con la fatturazione, come spiegato in questa guida dettagliata.
In questo articolo invece parleremo soltanto dell'integrazione di un software di fatturazione con il tuo ecommerce, per:
Iniziamo con una distinzione tra:
Per semplificare, diciamo che i software di fatturazione elettronica più utilizzati dagli e-commerce italiani sono principalmente due: Fattura24 e FattureIncloud.
Se prima del tuo ecommerce già operavi nel commercio fisico, è possibile che tu utilizzassi già uno di questi due software molto popolari e molto utili. Consentono infatti non solo di emettere fatture elettroniche, ma anche effettuare la rendicontazione, gestire la reportistica, gli scadenzari…
Però chi gestisce un ecommerce ben sa che ci sono molte funzioni utili, ad esempio di compilazione automatica o di registrazione di uno storico degli ordini, che questi programmi di fatturazione spesso non consentono di gestire al meglio.
Potrebbe esserti capitato di vedere qualche pubblicità on-line di plugin/app/estensioni che si integrano il tuo e-commerce e consentono di facilitare la compilazione fatture, o di gestire uno storico ordini, o di creare anagrafiche in automatico...
Le funzioni sono disparate, ma tutte mirate a semplificare la vita a chi deve gestire non solo una grande molte di ordini e prodotti diversi, ma anche la corretta gestione della fatturazione elettronica.
Spesso si tratta di plugin molto leggeri a cui puoi accedere direttamente dalla piattaforma ecommerce.
Questi programmi inviano poi la fattura al software di fatturazione vero e proprio, che sia Fattura24 o FattureinCloud, che a loro volta gestiscono l’invio all’SDL.
Nella fatturazione di un e-commerce, il software di compilazione fatture è molto comodo per:
Abbi cura di consultare i dettagli tecnici del programma di compilazione che sceglierai, perché potrebbe facilitarti enormemente la vita.
Qui sotto abbiamo raccolto alcuni dei software di compilazione migliori, divisi per piattaforma di e-commerce, facilitando così chi già ha creato un ecommerce.
Se invece non hai ancora deciso quale piattaforma si adegua alle esigenze del tuo negozio on-line:
Ora veniamo ai software e plugin di compilazione fatture!
Se usi Fattureincloud: GetSync.
Se usi Fattura24: Manager Fattura Elettronica.
Per FattureinCloud: plugin Socialcities.it.
Per Fattura24: plugin Fattura24.
Nota: per attivare il plugin Fattura24 è necessario avere un account Business o Enterprise. Questo significa che se ancora non hai un account Business o Enterprise, puoi provarlo per un mese gratuitamente, quindi scaricare il plug-in e decidere se fa per te.
Per FattureinCloud: estensione Modulo Magento Fatture in Cloud + Fatturazione Elettronica.
Per Fattura24: plugin Fattura24 (vedi sopra).
Per Prestashop possiamo fare un'eccezione a quanto detto sopra su software di fatturazione versus software di compilazione: qui si può scaricare direttamente l’add-on Modulo Fatturazione Elettronica + Invio SDI, che consente di gestire direttamente la fatturazione del tuo account Prestashop.
Hai consigli o richieste più specifiche?
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Da tempo immemore esistono i falsari nel mondo dell'arte, ma per gli oggetti di arte digitale il problema è amplificato.
Va da sé che gli addetti ai lavori nel mercato dell'arte digitale si stanno documentando sulla tecnologia NFT (non-fungible token), un sistema basato su blockchain che promette di rivoluzionare completamente il settore fornendo una garanzia di autenticità.
Il non-fungible token (tecnologia NFT) è è un file digitale con un valore univoco, come vale per la criptovaluta. Però, a differenza di altre criptovalute:
In sostanza, grazie alla tecnologia NFT è possibile marcare un file in maniera univoca e certificarne la vendita e il valore in un modo non falsificabile.
L'inglese “fungible” è l’esatta traduzione in italiano di “fungibile”, o meglio “sostituibile”.
È evidente che per la crypto art o arte NFT è fondamentale dichiarare la propria insostituibilità. Non possono esserci 1000 copie identiche della Guernica di Picasso, altrimenti non avrebbe più senso parlare di originale.
Invece, una moneta da un euro può avere un certo numero di copie perfettamente identiche, perché la sua funzione è diversa: non conta più l'originale, ma ogni copia ha un valore fisso.
Se le valute di egual valore non fossero intercambiabili tra loro, non costituirebbero un bene di scambio.
L'arte digitale incorre spesso in alcune minacce, proprio perché:
Ad esempio, come stabilire quale delle infinite copie di una fotografia digitale è originale?
Come tutelare l'autore ma anche il compratore, conferendo autenticità?
Il watermark dei fotografi non è più sufficiente, in un mondo in cui gli oggetti digitali comprendono ambiti sempre più disparati. C'è un’alternativa: la blockchain, ovvero l'arte NFT.
Nel mondo dell'arte vigono da secoli pratiche di certificazione molto strutturate. L'arte NFT si inserisce in questo contesto, cercando di aggiungere autorevolezza certificatoria a un'opera d'arte digitale.
Capire bene la tecnologia NFT ci consente di comprendere questa novità rivoluzionaria: con le opere d'arte NFT, l’Ente certificatore è nientemeno che la rete stessa.
Questa è la caratteristica principale della tecnologia blockchain, che si basa sulla visibilità di tutte le operazioni da parte di tutta la rete di utenti. Ogni volta che si effettua uno scambio dell'opera d'arte NFT, questo viene registrato in modo che tutti gli utenti lo vedano e nessuna autorità centrale possa intervenire per eventuali modifiche.
Vendere NFT diventa un'operazione tutelata da un ente terzo, come avviene da secoli nel mercato d'arte "classico".
Quindi sì, è sicuro, a patto di saper consultare bene le informazioni su acquirenti e venditori. Consultando questi dati legati alla tecnologia NFT possiamo capire non solo se un'opera che vediamo è autentica, ma anche chi ne detiene i diritti.
Chi compra arte NFT dal proprietario o creatore dell’opera diventa proprietario dell'opera e dei diritti sull’opera. Certo, parliamo comunque di arte digitale, quindi l'oggetto continua ad essere visibile a tutti.
Il motivo per cui si parla tanto della tecnologia NFT in questo momento storico è il suo grandissimo successo nella promozione e commercializzazione delle opere d'arte digitali, come abbiamo visto.
Abbiamo anche un'altra interessante applicazione della tecnologia NFT nell'ambito del collezionismo.
Prendiamo Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, che ha venduto il primo tweet di sempre come NFT, alla incredibile cifra di 2.500.000 dollari. Oppure Elon Musk, che dichiara di voler vendere la propria canzone sugli NFT come NFT.
Da un lato, la garanzia di autenticità del singolo oggetto. Inoltre, la limitazione della quantità del bene, che gli conferisce valore.
Finché queste due condizioni preliminari possono essere garantite, può essere una scelta saggia investire in NFT. Si possono usare questi token per una singola opera, oppure per un numero limitato di oggetti digitali collezionabili.
Un altro punto a favore del mercato degli NFT è l'affidabilità, dovuta alla solidità della tecnologia blockchain e al fatto che non dovrebbe essere in alcun modo manomessa.
Come in tutte le tecnologie nuove, diverse controindicazioni sono in agguato. La massificazione di una pratica - come sempre - la rende più problematica, quindi investire in NFT non è sicuro al 100%, perché la tecnologia NFT ha ancora alcune falle.
Ecco i principali problemi che limitano l'affidabilità della tecnologia NFT:
Prendiamo un quadro digitale contemporaneo che viene venduto come arte NFT: molto spesso il vero e proprio oggetto digitale non è sulla blockchain, ma si trova insieme ad altri metadati presso i fornitori del servizio NFT.
Cosa succederebbe se le piattaforme di questi fornitori venissero dismesse, perché magari la start-up che le ha create è fallita?
Uno dei rischi è che tutti i metadati degli NFT conservati fuori dalla blockchain vengano cancellati.
La speranza è che in futuro nasceranno degli enti in grado di recuperare e gestire questi NFT semi-vivi, ma ad oggi non c’è ancora nessun servizio simile.
Diverso è il caso dei metadati completamente conservati sulla blockchain, che possono sopravvivere al fallimento dell’azienda.
Un altro problema è che molti provider per creare NFT non hanno blocchi così forti come viene dichiarato. Cercando di vendere un servizio, i fornitori lo spacciano come il migliore sul mercato, ma dobbiamo sempre ricordarci che la blockchain è una tecnologia costosa e per molti versi ancora dispersiva.
Cosa succede se si verificano degli errori di codice nei blocchi?
Oppure, se un hacker si inserisce nel sistema, come è successo per DAO e il protocollo Ethereum? Siamo sicuri che il fornitore abbia un adeguato piano di Disaster Recovery e protezione dei dati degli utenti in caso di leak?
Se hai deciso di investire in NFT, affidati sempre a piattaforme per comprare e vendere NFT che siano ampiamente recensite, anche da fonti ufficiali.
Lo stesso vale se sei un artista che ha deciso di creare un NFT. La scelta del giusto provider è fondamentale, soprattutto in questa fase in cui il mercato deve ancora stabilizzarsi.
Gli sviluppi futuri della tecnologia NFT saranno sicuramente interessanti e daranno notevoli possibilità agli investitori, soprattutto per il mercato dell'arte digitale.
A patto di conoscerne bene la tecnologia, i fornitori e la loro affidabilità, e tutti i rischi correlati.
Hai ancora qualche dubbio in merito all'arte NFT? Vorresti capirne di più su come funziona la tecnologia blockchain?
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La finanza è una curiosa disciplina.
A metà strada tra l'economia, la politica e la psicologia, comincia a essere sempre più oggetto di speranze, soprattutto per quanto riguarda le nuove tecnologie.
E sempre più bersagliata da influencer di varia natura.
Il Dogecoin è una criptovaluta decentralizzata peer-to-peer (come il bitcoin), nata nel 2013 prendendo ispirazione dal meme di un cane molto popolare sul Web.
Ma è solo all'inizio del 2021 che il Dogecoin ha una fortuna inaspettata, arrivando al suo massimo valore storico di 0,08$ l'8 febbraio. Allora, il suo ROI stimato era del 10290.91% dal lancio a oggi (18 marzo), secondo MarketCap.
E tutto ciò grazie i fortunati tweet di Elon Musk, ormai affermatosi anche come influencer finanziario. Anche il valore dei bitcoin segue spesso i tweet di Musk, ma è il caso Signal il più emblematico: appena dopo l'invito del CEO di Tesla a scaricare Signal, i titoli in Borsa della Signal Advance sono schizzati alle stelle.
Peccato che si trattasse di un'azienda biomedica che con la messaggistica non c'entrava nulla.
Come siamo arrivati dal silenzioso contrarian investing del genio di Wall Street Warren Buffett a questa insolita pubblicizzazione e spettacolarizzazione della finanza?
Una panoramica storica è d’obbligo: mentre la finanza è sempre stata appannaggio di pochi addetti, spesso approdati a questa disciplina in seguito un percorso di studi economico, oggi i corsi, i tutorial e le opinioni degli influencer sono alla portata di tutti.
Negli anni '80 la famiglia italiana media investiva per tramite del proprio consulente finanziario, ma soprattutto investiva solo chi aveva un patrimonio molto cospicuo.
Oggi invece lo strumento del trading online spalanca le porte a tutti.
A partire dal primo lockdown i trading online hanno subito un boom considerevole, e soprattutto da parte dei giovanissimi. Molte persone chiuse in casa hanno iniziato ad informarsi, a seguire corsi rapidi - nel migliore dei casi - oppure solo gli indici e l'andamento delle azioni.
Qualcuno ha iniziato a masticare formule matematiche prima impensabili, imparando a conoscere opzioni binarie e leggi di probabilità.
“La pandemia ha reso popolare il trading attivo - spiega Kevin Gu, product manager a Wealthsimple Trade, una nota piattaforma statunitense di trading online - per alcune ragioni: le persone hanno più tempo a disposizione da quando sono a casa, stanno pensando alle loro finanze più seriamente, e sono eccitati dall'opportunità di entrare nel mercato”.
In fondo, l'investimento ha un sapore adrenalinico: la segreta speranza di chi compra è quella di essere pioniere, di vedere un giorno delle proprie tasche esplodere il frutto dell'acquisto di titoli.
Le nuove tecnologie sono oggi un settore ghiotto in cui investire: smartphone, blockchain, Internet delle Cose, veicoli a guida autonoma, genoma digitale...
Se fino a una ventina d'anni fa le major dei computer erano le uniche a uscirne vittoriose, ad esempio Apple (NASDAQ:AAPL) o Microsoft (NASDAQ:MSFT), oggi abbiamo asset di successo molto meno legati alla produttività economica ma comunque interessanti per gli investitori. Alcune nuove tecnologie su cui potrebbe avere senso investire nascondono poi storie appassionanti e misteriose: è il caso ad esempio dei bitcoin.
La tecnologia Bitcoin (con la "b" maiuscola) e la relativa criptovaluta bitcoin ("b" minuscola) possono sembrare la gallina dalle uova d'oro ad alcuni investitori inesperti che seguono determinati influencer.
Ma è d'obbligo applicare della cautela e comprendere una tecnologia, prima di iniziare un investimento.
I BTC hanno costituito una rivoluzione tecnologica. Hanno battuto la strada per numerosi altri sviluppi della tecnologia blockchain, anche decisamente più istituzionali e meno opachi della creatura di Satoshi Nakamoto.
Però è opportuno conoscere due aspetti tecnologici che molto spesso vengono trascurati:
Fatte queste considerazioni puramente tecniche, si può iniziare con consapevolezza la propria analisi economico-finanziaria.
Purtroppo, spesso la mancata conoscenza di alcuni basilari indicatori tecnologici fa sì che gli investitori alle prime armi intraprendano il viaggio BTC - ma anche altri - confidando che la crescita continuerà per sempre.
È oggi più importante che mai comprendere il reale futuro degli asset digitali, o comprendere se è possibile prevederlo. Una consulenza strategica digitale, o uno studio individuale rigoroso, sono fondamentali in questo senso, almeno per non incorrere nel rischio Betamax.
Betamax era la prima videocassetta – prodotto incredibile e con altissimo potenziale - commercializzato nel 1975 dalla giapponese Sony.
Se all’epoca ci fosse stato il trading online e qualche influencer compiacente, chi non avrebbe investito nella Betamax?
Peccato che un anno dopo arrivò il VHS.
E tutto il resto è storia.
Si fa molto parlare negli ultimi anni di UX e UI design, anche se il reale significato dei due termini spesso non è così chiaro.
In molti ormai lo interpretano come sinonimo di responsiveness, perché in fondo una User Experience (UX) e una User Interface (UI) dipendono in larga misura da quanto un sito risponde ai comandi.
Del resto, a nessuno piace seguire un cartello con su scritto “uscita” e ritrovarsi nella cucina di un ristorante!
Quindi, possiamo dire che il design efficace dell'interfaccia utente dipende anche in larga misura dalla reattività del sito.
Ma non possiamo limitarci a parlare di siti web responsive: l’UX e UI design sono molto, molto di più, e sono ormai fondamentali per rimanere sul mercato in modo dignitoso ed efficace con il tuo sito, e-commerce o app.
Una domanda che mette spesso in difficoltà gli sviluppatori.
In fondo, c’è così tanta differenza tra esperienza dell’utente (UX) e interfaccia utente (UI)? Non sono due modi diversi per dire la stessa cosa?
In realtà la user experience riguarda quasi interamente la sfera psicologica dell'utente finale; coinvolge il suo vissuto e i suoi valori integrandoli con la percezione del brand ma anche con l'interfaccia che la persona si trova di fronte.
Invece la User Interface è ciò che utilizziamo per interagire con un dispositivo, quindi una combinazione di aspetti visivi (e qui parliamo in particolare della GUI, la Graphic User Interface), tattili e sonori.
È quest’ultima che poi viene applicata concretamente nello sviluppo app e nella realizzazione di siti ecommerce.
In un certo senso possiamo dire che si inizia da un progetto di UX design, in cui si delineano gli obiettivi di un sito, avendo chiaro il target e la customer Journey.
Dove dovrà cliccare il tuo potenziale cliente di e-commerce per trovare facilmente le offerte?
È qui che il designer mette in gioco una competenza grafica, di marketing e psicologica.
Solo in un secondo luogo prende forma il progetto di UI, che cala nella pratica quanto si è deciso per la user experience.
Il design UI e UX fa tendenza, quindi sempre più aziende di svariate dimensioni si rivolgono ai piuttosto rari professionisti della disciplina.
Ma come per tutti i trend, inizia anche a serpeggiare una certa diffidenza.
Se già tutti i siti aziendali seguono le direttive UX e UI, e quindi creano viaggi personalizzati e siti ultra-grafici per l’utente, non c'è il rischio di risultare banali e già visti, invece che innovativi?
La risposta è: a volte sì.
Infatti, esagerare non va mai bene. L’uso ottimale dell’UX/UI design consiste in una corretta interpretazione di questa disciplina, ma soprattutto nella scelta di un UX/UI designer che sappia davvero fare il suo lavoro: infatti, solo progettando una UI esattamente calibrata sul tuo brand sul tuo sito aziendale riuscirai a garantire che l’esperienza del tuo utente sia unica, gradevole e orientata all’acquisto dei tuoi beni/servizi.
1) L'utente troverà una risposta più immediata ai suoi bisogni
Se hai un e-commerce di calzature e l'utente è sul tuo sito per acquistare degli stivali, ma non li trova perché la categoria non è ben visibile, è statisticamente più difficile che porti a termine un acquisto.
2) L’utente percepirà soddisfazione nella navigazione
Svolgere un compito senza intoppi innesca dei meccanismi di gratificazione psicologica: se l'utente arriva ad acquistare facilmente sul tuo sito, ciò lo rende ben disposto alla fidelizzazione.
3) L'utente si sentirà parte di un'esperienza positiva
Come già detto, “positiva” non significa necessariamente assillante. Alcuni siti male interpretano le esigenze dei propri utenti e creano dei veri e propri scenari fantascientifici. Va bene voler colpire la fantasia, ma va tenuto sempre a mente l’obiettivo del vostro potenziale cliente: trovare con facilità quello che sta cercando, quindi rendere positiva la propria esperienza.
Calibrare gli aspetti della creatività e dell’usabilità è compito primo del designer dell’interfaccia utente.
4) Eviterai il rischio di monotonia
Soprattutto nei settori ad alta spesa, il target tende ad aspettarsi un maggiore intrattenimento da parte del suo venditore. Gli spot pubblicitari delle auto, non per niente, molto spesso vengono affidati a dei registi cinematografici.
Detto ciò, la user experience è una scienza ibrida tra web design, marketing e sviluppo: come tale, può apparire una disciplina fantasiosa e magari carente in concretezza. In realtà, si tratta solo di trovare la consulenza strategica aziendale giusta.
Consulta il nostro portfolio per farti un’idea di UX e UI design.
In alternativa, contatta Pizero Design per avere una consulenza strategica digitale!
Per i piccoli e medi business la ricerca del giusto software gestionale clienti - anche noto come CRM - può diventare un'odissea. Se escludiamo a prescindere i software più massicci e costosi, anche affidarsi alla scelta di un programma di gestione clienti gratis può essere rischioso.
Ma come - verrebbe da obiettare - basta fare un ricerca online dei migliori CRM per trovare decine di proposte gratuite!
Eppure, non bisogna farsi ingannare così facilmente. Spesso il software gestionale clienti spacciato come free in realtà non lo è, per tre principali ragioni:
Insomma, in poche parole il rischio è quello di incorrere in un "falso gratis"!
La sigla CRM sta per Customer Relationship Management e si riferisce a un software gestionale clienti. Per gli e-commerce e per i siti aziendali si tratta di uno strumento di straordinaria importanza, perché consente di gestire i clienti in modo più razionale, rapido ed efficiente.
Si tratta di software articolati, che devono garantire una ottima integrazione e rapidità. Per questo è molto difficile trovarne di buoni e gratuiti allo stesso tempo (anche se noi ci siamo riusciti!).
Rispondiamo prima ad alcune delle domande più comuni sulle funzionalità medie di un programma gestione clienti senza abbonamento.
Sì, esistono. Nessun costo nascosto e nessuna brutta sorpresa.
Ci sono decine di CRM gratuiti (sempre) che offrono delle funzioni molto interessanti e salva-tempo. Dal monitoraggio delle vendite alla gestione dei clienti con i chatbot, alla creazione di reportistica avanzata e monitoraggio dei lead sul sito…
Insomma, la risposta è sì: un software ideato per risparmiare il tuo tempo ed ottimizzare il tuo tempo sarà sempre più efficiente, rapido e orientato alla chiarezza di Excel.
Senza nulla togliere ai nostri amati spreadsheet, la loro funzione non è quella di fare il software gestionale clienti.
Il limite principale è il numero di utenti.
Come avrai immaginato, le software house non creano software di gestione clienti per beneficenza. Il loro ritorno si verifica nel momento in cui la tua azienda raggiungerà un numero di clienti tale che sarai spinto all'upgrade del tuo CRM gratuito.
Sicuramente hai già in mente cosa ti serve per snellire e rendere più smart e integrato il tuo business.
Prova a stilare un elenco, e confrontalo con le funzioni più comuni dei CRM, ovvero:
Nella nostra top 3 che trovi a fine articolo abbiamo selezionato un CRM per ogni famiglia di funzioni: quindi abbiamo 3 campioni rispettivamente per il marketing, le vendite e il customer service.
Il secondo aspetto da tenere in considerazione per scegliere il tuo software gestione clienti gratis è sempre l'integrazione: assicurati di avere i giusti software per la collaborazione in modo da consentire agli utenti del CRM di condividere le proprie informazioni.
Il software di gestione clienti gratis che hai scelto funziona solo su Outlook? I suoi plugin si integrano al tuo e-commerce?
Valuta tutte le integrazioni che dovrai fare, considerando che meno tempo impieghi per sincronizzare i tool, meglio è in termini di efficienza.
Come detto sopra, spesso il programma gestione clienti gratis nasce per un numero ridotto di utenti, quindi per piccoli business. Pensi che la tua startup o la tua piccola azienda cresceranno nel tempo?
Valuta il programma gestione clienti gratis di conseguenza.
Infatti, mentre bastano pochi minuti per fare un upgrade e passare alla versione a pagamento del tuo software gestionale per clienti, purtroppo la migrazione da un CRM all’altro può diventare una vera spina nel fianco.
Considera quindi la prima fascia di prezzo del software che sta scegliendo: nel caso in cui sia un investimento che sei disposto a fare, allora anche la versione gratis del CRM è conveniente.
In contraddizione con tutto quanto abbiamo detto finora, ecco l'imbattibile offerta di Hubspot, CRM gratis con utenti illimitati, senza costi nascosti e con ottime funzioni di base, vincitore assoluto per la gestione del marketing.
Hubspot è una risorsa molto valida se vuoi avere in un solo luogo email, moduli, landing page, annunci, chat, Facebook Messenger, visionando nel contempo quali di questi canali funzionano meglio.
Ultima buona notizia: se la tua azienda decide di usare la versione a pagamento, puoi abbonarti per un utente alla volta.
Sei soddisfatto del tuo business lato marketing e hai solo la necessità di gestire i tuoi clienti? Agile è davvero agile, snello e ricco di funzioni fondamentali per la customer care.
Unica pecca: la versione gratuita si limita a una campagna, ma con 5 livelli.
Il premio intuitività va a Really Simple Systems, che presenta un’interfaccia estremamente intuitiva. In effetti, il nome lo lasciava intuire.
È il miglior CRM gratuito sul mercato per la gestione delle vendite nelle startup o business individuali (freelance, consulenti).
Purtroppo non è dotato di geolocalizzazione né di integrazione con le email, ma soprattutto non consente di impostare permessi differenziati per gli accessi.
Un software gestione clienti può essere di ottima qualità, ma quanto tempo ed energie ci vogliono per "piegarlo" alle proprie esigenze? A volte, soprattutto se pensi che la tua attività crescerà, conviene investire una piccola cifra.
Vuoi qualche consiglio strutturato sulle tue esigenze? Contatta Pizero Design per una consulenza, o per creare il tuo e-commerce o sito web a regola d'arte!
Per chi ha una piccola o media impresa la ricerca del software gestionale corretto è sempre lunga e rischiosa.
Infatti, a differenza delle grandi aziende, spesso per i business più ridotti la ROI di un software gestionale è molto più consistente: basta un piccolo difetto per rallentare tutto il flusso di lavoro, o per tenere inchiodati alla scrivania i dipendenti, o peggio, per creare dei business analytics sballati e inutili.
Pensi che non si possano evitare questi difetti senza spendere un capitale?
Ti sbagli!
Esistono diversi software gestionali gratis e open source davvero completi e professionali, che quanto a personalizzazione non hanno nulla da invidiare ai big del settore!
Questo consente a moltissimi gestionali gratis e open source di diventare i migliori alleati per le piccole e medie imprese, ovviamente se accompagnato da uno sviluppatore in grado di customizzare il software sulle necessità dell’azienda.
Quindi, le domande a cui risponderemo in questo articolo sono:
Concluderemo con la nostra top 5 dei migliori software gestionali gratis nel 2021 per le aziende piccole e medie e per le start up.
È evidente che un gestionale di contabilità e fatturazione non deve avere le stesse caratteristiche di un software di gestione di magazzino. Questa è una considerazione piuttosto banale, ma in realtà se hai fatto una ricerca internet in inglese potresti aver maturato una certa confusione per via di tutte le sigle che vengono utilizzate in associazione ai gestionali.
Qualche esempio? Prendiamo le due principali traduzioni inglesi di software gestionale, cioè ERP e CRM.
ERP sta per Enterprise Resource Planning, ed è la traduzione inglese più vicina al nostro concetto di software gestionale. Un ERP si occupa ad esempio di produzione, di gestione del personale, di gestione delle vendite o del magazzino.
CRM invece sta per Customer Relationship Management e si applica ai settori aziendali che si occupano di vendita: cura dal primo contatto con il cliente, cioè l'acquisizione, all'acquisto vero e proprio.
Un buon CRM è anche in grado di prevedere i fatturati e dare risposte per quanto riguarda l’indirizzo della strategia di marketing.
È evidente che un ERP completo deve contenere anche un CRM, ma ci possono essere aziende che si avvalgono solamente di un CRM e di un software di fatturazione, ad esempio, senza bisogno di rivolgersi a un software gestionale completo.
Quindi, una volta selezionate le esigenze della tua azienda, potrai passare alla seconda fase della scelta del gestionale.
È fondamentale valutare se vuoi un ERP web-based o cloud-based o infine client-server.
Per qualche azienda può essere fondamentale avere un multipiattaforma, mentre altre possono aver bisogno solo di Windows, ad esempio.
Se hai sviluppatori interni o una software house di fiducia, il consiglio potrebbe essere di scegliere un software gestionale gratis e open source: in quest'ultimo caso va considerato il linguaggio che servirà al tuo sviluppatore per migliorare il software e tagliarlo sulle esigenze della tua azienda.
Se non mastichi troppo il gergo, il nostro consiglio di contattare una software house di fiducia di spiegare le tue esigenze direttamente a loro.
Dopo un'accurata ricerca nel panorama dei software gestionali gratis e open source, ne abbiamo selezionati 5 che abbiamo valutato in base a:
- funzionalità
- assenza di bug
- rapidità
- adattabilità a diverse piattaforme.
Ecco la nostra lista!
Dolibarr è un gestionale che copre molte funzioni diverse, dalla contabilità alla produzione, con integrata la gestione CRM. È una soluzione ottima per i business piccoli, medi e per i freelance.
È un prodotto della Apache Software Foundation, è open source e in grado di operare su diverse piattaforme.
anche se non altrettanto completo rispetto ai precedenti, GIM nella sua versione gratis è un ottimo software gestionale gratuito in grado di gestire anagrafiche di clienti e fornitori, contabilità e archiviazione sostitutiva a norma di legge.
Blueseer è ottimo per le imprese piccole e medie che hanno bisogno di gestire con un software la produzione, il warehouse e i trasporti. È un software gratis e open source che funziona su Windows, Mac e Linux, ma purtroppo è disponibile solo in inglese.
Questo software gestionale gratuito è cloud-hosted e API-based ha il duplice vantaggio di poter essere utilizzato su diverse piattaforme, ma anche di essere completamente scalabile: lo usano soprattutto le grandi imprese, ma si adegua molto bene anche alle PMI e startup.
Riguarda principalmente l'order management, il management finanziario, la contabilità, la fatturazione e la gestione dei ricavi.
Hai bisogno di un software gestionale personalizzato ma non vuoi spendere un capitale?
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Il telefono cellulare è diventato ormai il grande protagonista della vita di ogni giorno, e questo ben prima dell'avvento del 2021.
Ma ora più che mai, nel bel mezzo di una pandemia, lo sviluppo app per aziende sta raggiungendo dei livelli mai visti prima, lasciandoci ben sperare in una vera e propria età dell’oro per le app mobile.
Tecnologie emergenti, oppure già in circolazione da anni nel mondo dei videogiochi, e che ora stanno invadendo il campo aziendale: stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione delle app, per business di diverse dimensioni.
Buone notizie anche per quanto riguarda il rapporto investimento/ritorno: infatti lo sviluppo app per aziende del futuro si orienta sempre di più verso una soluzione favorevole per il business ma anche gradevole e di valore per l'utente finale.
Entriamo nel vortice e vediamo queste novità dello sviluppo app aziendali nel 2021!
Letteralmente significa tecnologia del “segnale luminoso” o del “faro” (questo almeno è il significato di “beacon”).
Immagina che un cliente trovi un vestito o un paio di scarpe online ma li voglia provare di persona. È uno dei principali problemi degli e-commerce di abbigliamento e calzature, ma la beacon Technology è qui per risolverlo.
Grazie ad un’app è possibile segnalare al cliente che si avvicina a un punto fisico in cui vendono la sua scarpa dei sogni che questa è lì, ed è disponibile.
Questa è solo una delle possibili applicazioni della Beacon Technology.
Grazie ai segnali Bluetooth Low Energy: quando un telefono entra in una beacon zone, l'app all'interno del telefono riceve un messaggio.
Un po’ come il pescivendolo che vi invita ad avvicinarvi per vedere meglio le sue orate fresche, ma chiaramente in modo più elegante, discreto, smart.
Ma soprattutto, in modo più targettizzato.
Infatti, nulla vieta all'utente finale di impostare gli articoli di proprio interesse: il pesce fresco magari non ti interessa, ma il sushi sì.
La Beacon zone, ovvero raggio d'azione del segnale, è regolabile e può quindi essere impostata secondo le necessità delle aziende.
L’esempio dell'abbigliamento e delle calzature è solo una goccia nell’oceano: le possibilità di sviluppo di questa app per le aziende sono infinite.
Oggi sono usati in Italia principalmente nel marketing di prossimità, ma essendo relativamente a basso costo e più potenti degli NFC stanno riscuotendo notevole successo anche per altri usi.
Nell'ottica del raggiungimento di una user experience immersiva, lo sviluppo app per aziende dovrà orientarsi verso questo particolare nuovo tipo di dispositivi a schermo pieghevole.
In fondo, non è la stessa cosa di uno schermo classico!
Un adeguamento a cui solo alcuni sviluppatori sono pronti, ma che presto farà la differenza per le app, e per i siti web.
Un sito web responsive che si rispetti non può infatti prescindere dall'adeguamento ai nuovi dispositivi, e dall’integrazione di questi con le proprie app.
Se gli utilizzatori del display pieghevole coprono oggi una fetta di mercato piuttosto esigua, è logico pensare che cresceranno. Il display pieghevole unisce infatti in sé la larghezza dello schermo di un tablet e la facilità di trasporto e maneggevolezza di uno smartphone, promettendo così di diventare il dispositivo del futuro.
L’e-commerce ha ricevuto in quest'ultimo anno una spinta notevole, e lo sviluppo di un sito e-commerce sarà sempre più connesso con lo sviluppo di una relativa app.
Lo dice senza mezzi termini il report sul commercio al dettaglio ISTAT del dicembre 2020, che riporta come rispetto a dicembre 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce sia per la grande distribuzione (-2,5%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-6,6%). Invece, le vendite al di fuori dei negozi calano del 12,3% mentre il commercio elettronico è in forte aumento (+33,8%).
A questo dato si aggiunge che le resistenze degli utenti verso il mobile commerce stanno calando sempre di più, complice la facilità di effettuare pagamenti online grazie alle tante app di pagamento, ma anche grazie alla maggiore confidenza con il commercio elettronico creata dalla necessità di stare a casa.
Non c'è virtualmente limite allo sviluppo di app aziendali per il mobile commerce. Ciò che prima si vendeva al dettaglio o attraverso un sito e-commerce, ora si può vendere da uno smartphone, con alcune piccole accortezze di design e responsiveness.
Sembrava fantascienza fino a vent'anni fa, ma ora la rete è entrata nelle nostre luci del bagno, nei nostri forni a microonde, nel nostro antifurto di casa.
Lo sviluppo di app per aziende che possono interagire con determinati oggetti e dispositivi da vendere ai clienti è diventato un trend da diversi anni, in costante crescita.
Ma dalla pandemia in poi sempre più persone hanno sempre più tempo da trascorrere nelle proprie abitazioni, vuoi per lo smart working, vuoi per le restrizioni governative alla mobilità. È ragionevole pensare che gli acquisti che rendono più smart la propria vita casalinga cresceranno.
Dal frigorifero intelligente in azienda agli inventari di magazzino automatizzati, agli scanner biometrici per la cyber security.
Per non parlare della biomedicina, per la quale gli sviluppi sono stati incredibili: ad esempio, oggi un'azienda può installare una body cam all'ingresso della propria linea produttiva, o dei propri uffici, e misurare automaticamente la temperatura di tutte le persone che entrano, inviando un segnale di allarme al server centrale qualora un dipendente avesse una temperatura critica.
Questo è solo un esempio dell’incredibile risparmio di tempo che può registrare un’azienda grazie all'internet delle cose.
Ma assumendo il punto di vista dell'utente finale: i consumatori sono abituati ad interagire con oggetti intelligenti.
Lo sviluppo app per aziende nel 2021, di conseguenza, sarà ancora di più improntato al controllo di tali oggetti intelligenti.
Il futuro incalza e il business non starà certo a guardare.
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Quante volte ti è capitato di usare un sito nella sua versione mobile, e di trovare impossibile la navigazione? Di siti web responsive se ne parla almeno dal 2010, ma se andiamo ad analizzare un campione casuale di 100 brand, anche famosi, non sempre troveremo dei siti web responsive.
Eppure, la cosiddetta responsiveness è il fattore numero uno per determinare la buona esperienza dell'utente in pagina, e quindi la tua posizione di vantaggio rispetto ai competitor.
Hai mai fatto caso al fatto che in molte vie dello shopping nelle più grandi città italiane le porte sono a scorrimento automatico, oppure rimangono aperte?
Questo succede anche in pieno inverno, o d'estate, quando il riscaldamento/climatizzatore sono accesi. Perché questo dispendio energetico incredibile?
Semplicemente, perché gli utenti vedono una porta spalancata, dei prodotti esposti, e gli studi di psicologia del marketing affermano che ciò invoglia ad entrare.
Creare un ambiente accogliente in un sito è la chiave del concetto di web responsiveness.
Il problema principale è che non ci si intende sempre sul significato di web responsive. Un sito web responsive non ha solo menu a tendina scalabili e caricamento di pagina veloce, a differenza di quello che in molti credono.
Per capire cosa significa web responsive e applicare le regole base della disciplina sul proprio sito, bisogna iniziare dai fondamenti. Ci sono fortunatamente alcune regole di responsive web design sempre valide – anche se un po’ vintage – che risultano chiare anche a chi non si occupa di web design e vorrebbe semplicemente capirne di più.
Come in ogni disciplina tecnica che si interseca con marketing e arte, anche nel web design ci sono tante correnti di pensiero su quale sia il vero significato di design web responsive.
Nei consigli che daremo qui, ci basiamo sul semplice assunto che il “design responsivo” (traduzione ufficiale) è tutto ciò che consente alla pagina web di adeguarsi alle necessità di navigazione dell'utente.
In un sito davvero responsivo, l'utente avrà la stessa esperienza del sito dal proprio telefono, da un web browser e da un tablet. Anche se userà lo zoom, vedrà sempre gli elementi importanti della pagina, e potrà navigare con facilità da una sezione all'altra.
Troverà i menu e le barre laterali comode da navigare, e non si spazientirà per immagini che vengono deformate o scompaiono.
Come si ottiene quest'effetto? È sufficiente scegliere il tema giusto di WordPress? E se invece stai creando un sito da zero con un web designer?
È il momento di fare chiarezza: vediamo 3 regole fondamentali per ottenere un sito web responsive, che valgono sia se hai competenze strutturate di web design, sia se usi un CMS che riduce il web design all'osso.
La Media Query CSS appare in generale così:
@media media-type and (media-feature-rule) {
/* qui si inseriscono le regole*/
}
In sostanza, una media query consente di applicare i CSS solo quando il dispositivo dell'utente ha delle specifiche regole. Ad esempio, quando il dispositivo in mano al tuo cliente limita la grandezza dello schermo, come nel caso di uno smartphone.
Le media query sono una parte fondamentale nella realizzazione di siti responsive. Quando progettiamo una qualsiasi piattaforma, idealmente dovremmo rivolgerci rivolgerci a tutti i tipi di dispositivo, quindi ogni oggetto sul sito deve integrarsi correttamente e rapidamente al dispositivo dell'utilizzatore finale.
Le media query, se impostate in modo corretto e con i giusti breakpoints, consentono un'esperienza utente fluida, rapida e scalabile.
I dispositivi mobili stanno diventando sempre più piccoli, e viceversa gli schermi di pc si ingrandiscono, aumentando la propria risoluzione media.
Per chi si occupa di web design diventa importantissimo progettare delle interfacce che si adattino bene a entrambi, senza sacrificare nulla.
Per capire cosa sono le griglie – lo spieghiamo per i non addetti ai lavori - è utile immaginarsi delle vere e proprie linee orizzontali e verticali che chi fa web design “riempie” con informazioni.
La griglia è sia costruita da zero, sia disponibile in un framework prestabilito. Può essere già pronta e consentire di risparmiare molto lavoro, perché dovrai solo "riempirla" di contenuto, come accade su Wix, ad esempio.
Oppure, potrai strutturarle da zero, con risultati molto migliori in termini di web responsiveness.
Realizzare le proprie griglie personalmente consente di:
Ultimo aspetto per la creazione di siti web responsive, spesso trascurato ma estremamente importante: rendere fluide le immagini all'interno delle griglie.
In termini pratici, una volta che si è inserita l’immagine e le si sono date le giuste media queries (float, margin e width, ad esempio), serve rendere l’immagine perfettamente scalabile.
Per tutte e tre queste caratteristiche vale lo stesso principio: consentire alla grafica del vostro sito di adattarsi a ogni dispositivo indipendentemente dalla sua forma o dimensione, cosa che rende l'esperienza dell'utente potenzialmente valida per tutti i dispositivi al mondo.
Forse una corretta traduzione di "responsiveness" potrebbe a questo punto essere "adattabilità".
Oggi molti CMS hanno integrate funzioni comodissime per rendere il vostro sito responsive, però un web designer che si occupa unicamente di quello sarà sicuramente in grado di arrivare a risultati migliori nella realizzazione di ecommerce e siti web responsive.
Vuoi qualche esempio pratico di un design che funziona? I trend di design del 2020 selezionati da Pizero Design possono essere un buon punto di partenza!
E per dare al tuo sito web una marcia in più, applica sempre un design UX e UI!
Di questi tempi creare un ecommerce fai-da-te è un'operazione alla portata di tutti, grazie alle numerose piattaforme disponibili sul mercato. Ma quando quanto costa fare un sito ecommerce valido e competitivo sul mercato?
Per rispondere alla domanda iniziamo a valutare tutti i fattori che influiscono sul costo di un sito e-commerce.
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, gli acquisti di prodotti hanno registrato nel 2020 una crescita di 5,5 miliardi di euro, per arrivare a un totale di 23,4 miliardi nell'intero settore.
Tutto è iniziato in sordina con il primo lockdown: ancora la maggior parte delle PMI italiane che operavano nel commercio al dettaglio non avevano a disposizione il proprio ecommerce, nonostante questo settore fosse in crescita costante dal 2014.
Ma una volta compresa l'entità delle chiusure, chi più e chi meno si è attrezzato per creare un shop online; molti hanno investito in una agenzia pubblicitaria o di software, altri si sono messi d'impegno con il fai-da-te.
Ora l'e-commerce è un'abitudine per 3 italiani su 4, in uno scenario da vero e proprio boom economico.
È evidente quindi che rispetto al febbraio 2020 la situazione è cambiata: la domanda è ai suoi massimi storici, con persone e famiglie chiuse in casa a sfogliare cataloghi e menu online dei vari negozi e ristoranti.
Di contro, l'offerta continua ad aumentare e in ogni settore ci sono sempre più competitor.
Cosa significa? Che il "mettersi online" non è più sufficiente - soprattutto nei settori più competitivi.
Bisogna mettere in conto, oltre alle spese di creazione di un ecommerce, anche le spese di pubblicità.
Le piattaforme come Woocommerce, Magento, Prestashop e Shopify hanno reso accessibile a tutti la creazione di un proprio shop online.
Rimanendo in superficie dobbiamo innanzi tutto considerare il loro costo di licenza, che non sempre è alla portata di una startup o PMI.
Escludiamo le piattaforme che richiedono competenze di web design e consideriamo quelle più intuitive e alla portata di tutti:
Questo è il fattore più variabile, ma ha senso tenerlo in considerazione. Non è facile stabilire un costo medio di dominio, perciò controlla quanto costa il dominio che vorresti per il tuo e-commerce, e guarda se è disponibile a questo link.
Per capire quanto costa fare un sito ecommerce bisogna anche considerare quali competenze di base possiedi - se vuoi fare un sito fai-da-te - e quali funzionalità vuoi sviluppare. Se invece pensi di delegare la creazione di un sito ad un'agenzia, devi considerare che spesso offrono un pacchetto completo (noi di Pizero Design partiamo da una creazione sito ecommerce base di 3mila euro).
Ma quali sono queste competenze così fondamentali per creare un e-commerce? Vediamole insieme, per capire come esse incidano sul costo finale, sia che tu decida per il fai-da-te, sia che tu ti affidi a un'agenzia.
Se già hai un negozio fisico o un punto vendita, hai già l'abitudine di abbinare un prodotto al target. Inoltre, sai già quanti ordini riesci a gestire contemporaneamente, quanto ti costano le altre voci di spesa, come il packaging e la spedizione.
In un e-commerce si aggiunge anche la necessità di migliorare le vendite online con l'analisi dati, un'operazione resa molto più semplice dalla facile reperibilità di tutti i dati che servono.
Ovviamente, servono gli strumenti giusti e la consapevolezza di quali metriche sono importanti per capire i risultati che abbiamo. Una competenza che ha i suoi costi.
Va bene aprire un negozio, ma come facciamo a essere sicuri di avere dei clienti? La risposta è nella Search Engine Optimization, una disciplina tecnica ma che richiede anche una buona dose di creatività. Letteralmente significa "ottimizzazione per i motori di ricerca", e prevede che alcuni elementi del tuo futuro e-commerce debbano essere fatti a regola d'arte.
Parliamo di struttura degli URL, meta tag, titoli, alberatura della pagina... se non presti attenzione a curare questi elementi, i motori di ricerca non li troveranno, e i tuoi futuri clienti non vedranno mai i tuoi prodotti.
Gli articoli in ottica SEO sono un metodo molto diffuso nelle PMI per mostrarsi come siti affidabili agli occhi dei motori di ricerca, e ci sono diversi servizi di consulenza SEO che possono chiarirti le idee.
Un po' di conoscenze grafiche di base non sono più sufficienti in un'epoca in cui si parla di customer journey e di siti web responsive e UX oriented.
Una minima conoscenza di come funziona un CSS e come lo si modifica è la base a cui serve unire uno studio delle immagini orientate al marketing.
Dallo scegliere i colori giusti al come posizionare i pulsanti e le schermate correttamente, fino ad arrivare alla giusta valorizzazione del proprio logo: una discreta conoscenza grafica è fondamentale per capire come creare un ecommerce di successo.
Il marketing serve. Soprattutto se offri un prodotto nuovo o per il quale stai creando tu la domanda. Ma ancor di più se ti serve pubblicizzarti su Internet utilizzando i social network o il paid advertising nel modo migliore.
Il rischio di fare un investimento a vuoto è dietro l'angolo. Magari, cedendo alle lusinghe di un social network che non ospita la fascia d'età della tua utenza-target.
Lanciare un messaggio su una folla di persone è sicuramente più efficace che lanciarlo nel deserto, e solo una conoscenza aggiornata di come funziona il digital marketing oggi può aiutarti.
Noi di Pizero Design offriamo una realizzazione di commerce e siti web a partire da 3mila euro di spesa.
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