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Esiste dal 2013, ma è già molto popolare e utilizzata dagli sviluppatori software: Docker è una piattaforma che consente di creare e distribuire le applicazioni, che è anche in grado di isolare le applicazioni in ambienti chiamati container. 

Questi container sono leggeri, portatili e autosufficienti, permettendo agli sviluppatori di gestire le loro applicazioni in modo più efficiente e affidabile.

Entriamo più nel dettaglio su Docker

In sostanza, Docker è un tool di containerizzazione. Il suo grande pregio è quello di impacchettare un'applicazione e tutti i materiali ad essa correlati in un unico container.

Questo container può essere eseguito su qualsiasi sistema operativo che supporti Docker. 

Ciò garantisce che l'applicazione si comporti allo stesso modo indipendentemente dall'ambiente in cui viene eseguita. Questo elimina il problema classico del "funziona solo sulla mia macchina", ad esempio.

Come si presenta un container in Docker

Un container Docker è un'unità leggera, portatile e autosufficiente che contiene tutto il necessario per eseguire un'applicazione: il codice sorgente, le librerie, le dipendenze e le configurazioni. 

A differenza delle macchine virtuali, che virtualizzano un intero sistema operativo, i container condividono il kernel del sistema operativo ospitante, ma isolano le risorse a livello di processo. 

I container operano attraverso una combinazione di tecnologie di sistema operativo, tra cui i namespace e i cgroups di Linux. Questi meccanismi permettono di isolare i processi e gestire le risorse.

Ad esempio, il Namespace isola vari aspetti del sistema operativo, come i processi, la rete e i file system. 

Ogni container ha il suo namespace, che lo isola dagli altri container e dal sistema ospitante. 

Invece i Control Groups gestiscono l'allocazione delle risorse, come CPU, memoria e I/O, garantendo che un container non consumi tutte le risorse del sistema.

Perché usare Docker

L'adozione dei container Docker porta numerosi vantaggi nel ciclo di vita dello sviluppo software:

Come già detto, Docker isola l'applicazione e le sue dipendenze dal sistema operativo sottostante, riducendo i conflitti tra le versioni delle librerie e altri componenti. 

In più, un container Docker può essere eseguito su qualsiasi sistema che supporti Docker.

Altro grande vantaggio dei container: sono leggeri e condividono il kernel del sistema operativo, riducendo il consumo di risorse rispetto alle macchine virtuali tradizionali.

In più, semplifica la scalabilità orizzontale delle applicazioni, facilitando la gestione di più istanze dell'applicazione in ambienti distribuiti, e soprattutto, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo, riduce i tempi di startup rispetto alle macchine virtuali.

Usare Docker o macchine virtuali?

A questo punto è necessario fare un confronto pratico tra Docker e le macchine virtuali.

Entrambi forniscono isolamento.

Però le VM eseguono un intero sistema operativo virtualizzato su un hypervisor, il che comporta un maggiore utilizzo di risorse. 

Docker, invece, utilizza il kernel del sistema operativo ospitante e separa solo le applicazioni e le loro dipendenze, rendendo i container molto più leggeri e rapidi da avviare.

Integrare Docker nel proprio processo di sviluppo

Docker non è solo uno strumento di deployment, ma può essere integrato efficacemente in ogni fase del processo di sviluppo software.

Utilizzare Docker durante lo sviluppo locale permette agli sviluppatori di lavorare in ambienti che rispecchiano perfettamente quelli di produzione. 

Questo riduce le discrepanze tra ambienti diversi e accelera il processo di debugging.

Ma Docker può essere utilizzato per creare ambienti di test isolati. 

Ad esempio, è possibile eseguire test automatizzati all'interno di container Docker, garantendo che i test vengano eseguiti in un ambiente coerente e privo di interferenze.

Nei moderni pipeline di Continuous Integration/Continuous Deployment (CI/CD), Docker gioca un ruolo centrale. 

Le immagini Docker possono essere costruite e testate automaticamente, quindi distribuite in produzione con la sicurezza che funzioneranno come previsto.

 

Ormai Neuralink è sulla bocca di tutti. E a ragion veduta: questa iniziativa lanciata da Elon Musk, soprattutto se la integriamo con gli straordinari progressi raggiunti dall’Intelligenza Artificiale, rasenta la fantascienza.  L’obiettivo di Neuralink è quello di creare una interfaccia cervello-computer (BCI, Brain-Computer Interface) in grado di migliorare la connessione tra il cervello umano e i dispositivi elettronici. 

Ma cosa implica realmente questa tecnologia? 

Quali sono le sue potenzialità e i rischi?

Che cos'è Neuralink

Neuralink è un'azienda di neurotecnologia fondata nel 2016 per sviluppare impianti cerebrali miniaturizzati.

Questi impianti dovrebbero non solo curare disfunzioni neurologiche, ma anche potenziare le capacità cognitive. 

Il cuore del progetto è costituito da elettrodi sottilissimi, paragonabili in diametro a un capello, che possono essere impiantati nel cervello per registrare e stimolare l'attività neurale.

Questi elettrodi sono collegati a un piccolo dispositivo che si trova appena sotto la pelle e può comunicare con dispositivi esterni via wireless. 

Inizialmente, la tecnologia è pensata per aiutare pazienti con malattie neurodegenerative o danni spinali.

Ma va da sé che le prospettive sono molto più alte: chiunque, se il progetto andasse in porto, potrebbe migliorare l'interazione tra cervello e macchine.

Scopriamo le interfacce cervello-computer

Le applicazioni cliniche delle interfacce cervello-computer sono le più degne di nota, perché promettono progressi mai visti prima ad esempio per le persone con lesioni spinali o cerebrali, o con malattie neurodegenerative. 

Addirittura si parla di soluzioni per il recupero della memoria attraverso il monitoraggio e la modulazione dell’attività cerebrale.

Ma al di là dell'ambito medico: anche nel settore dell’intrattenimento le prospettive sono di un certo rilievo.

Problemi tecnologici e bioetici da risolvere

Il potenziale di Neuralink è senz’altro rivoluzionario, ma non è esente da problemi tecnologici e bioetici.

Prima di tutto, la miniaturizzazione porta a una superiore necessità di sicurezza: impiantare elettrodi nel cervello non è cosa da poco. Quali saranno i materiali definitivi? Come ci si comporta con l’obsolescenza? 

Dal punto di vista bioetico, invece, la prospettiva di poter manipolare o leggere l'attività cerebrale solleva questioni delicate. 

Soprattutto, se pensiamo a chi avrà accesso ai dati raccolti, e come si può garantire che tali dati non vengano sfruttati per scopi illeciti.

Neuralink e il transumanesimo

Secondo i transumanisti, la fusione tra uomo e macchina è una naturale evoluzione del progresso tecnologico.

La visione di Elon Musk per Neuralink si inserisce perfettamente in questo movimento, che promuove l'uso della tecnologia per superare i limiti biologici umani e migliorare la nostra condizione. 

Neuralink potrebbe rappresentare il primo passo concreto verso un futuro in cui l’intelligenza umana non sarà più vincolata dai limiti fisici del corpo, ma potrà essere potenziata e integrata con l'intelligenza artificiale. 

Se questa visione diventasse realtà, Neuralink non influenzerebbe solo la scienza e la medicina, ma potrebbe alterare la struttura della nostra società. 

Pensiamo alle barriere linguistiche, che potrebbero essere abbattute se i pensieri potessero essere tradotti direttamente in suoni o immagini.

Il futuro dell'interfaccia cervello-computer

Il futuro delle interfacce cervello-computer è ancora incerto, ma potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui viviamo e interagiamo con il mondo circostante.

Tuttavia, per quanto promettente, è fondamentale mantenere un approccio equilibrato e responsabile nello sviluppo di queste tecnologie, soprattutto quando si parla di potenziamento cognitivo e bioetica.

La sperimentazione umana, la regolamentazione e la riflessione etica saranno essenziali per garantire che Neuralink e tecnologie simili non solo migliorino la nostra vita, ma lo facciano in modo sicuro e giusto.

 

Un passaggio imprescindibile per garantire che il software risponda alle specifiche richieste è condurre correttamente la fase di testing. 

Fare testing è una delle fasi più delicate nella gestione di una commessa, perché le strategie messe in atto a questo punto del development variano molto in tempi e modi, cosa resa ancor più complessa dal continuo sviluppo delle tecnologie che utilizziamo.

Ogni software house lo sa: una scorretta o inadeguata procedura di testing porta inevitabilmente a un cliente insoddisfatto, ma anche a costi elevati per correggere gli errori.

Tipi di testing 

Esistono diversi tipi di test nel ciclo di sviluppo del software, ognuno con un obiettivo specifico. I più basilari sono i testi unitari, che verificano il corretto funzionamento delle singole unità di codice, ad esempio delle funzioni o dei metodi. 

Generalmente i test unitari sono automatizzati e rappresentano il primo livello di difesa contro i bug. 

Oppure, è possibile condurre dei test di integrazione, che verificano le diverse componenti del sistema e il loro funzionamento complessivo. 

Altra possibilità sono i test sulla singola funzione del software, oppure i test di regresso, utili per quando si modifica il codice e si teme il possibile insorgere di nuovi bug.

Infine, abbiamo gli importantissimi test di carico e stress, che valutano le prestazioni del software sotto carico elevato, simulando condizioni di utilizzo estreme per garantire la stabilità del sistema.

L’automazione: una possibilità concreta nel testing per lo sviluppo software

A questo punto è opportuno introdurre un altro argomento: l’automazione del testing del software.

Perché continuare a svolgere complessi passaggi manuali, passibili di errore e costosi in termini di tempo, quando esistono dei validi strumenti di automazione?

Ormai l’affidabilità di questi strumenti è certa, e i risultati che ottengono sono affidabili. 

Altro grande vantaggio dei testi automatizzati è la possibilità di coprire più scenari e variabili rispetto ai test manuali, con anche un feedback più rapido sul risultato.

Strumenti di automazione dei test

Passiamo a qualche istruzione operativa. Il mercato offre vari strumenti, ma i principali sono:

1. Selenium

Selenium è uno degli strumenti più utilizzati per l'automazione dei test di interfaccia utente (UI) per applicazioni web, e crea dei test complessi che simulano le interazioni degli utenti, come il click, l’inserimento di testo e la navigazione tra le pagine.  

È open source e supporta diversi linguaggi di programmazione come Java, C#, Python e Ruby, il che lo rende altamente versatile. 

Grazie alla sua capacità di integrarsi con altre soluzioni, come Jenkins per l'integrazione continua, Selenium è ottimo in termini di flessibilità e potenza.

2. Jenkins

Jenkins non è uno strumento di test vero e proprio, ma più una piattaforma di integrazione continua (CI). 

Jenkins consente di eseguire automaticamente i test ogni volta che il codice viene aggiornato, integrandosi con strumenti come Selenium, JUnit e altri. 

Questo flusso di lavoro automatizzato garantisce che il codice venga costantemente monitorato e testato.

3. TestNG

TestNG è un framework per test basato su Java che supporta cui test unitari, test funzionali e test di integrazione. 

È stato progettato per coprire un'area più ampia rispetto a JUnit, e offre funzionalità come test paralleli, gestione avanzata delle dipendenze tra test e possibilità di generare report dettagliati. 

L'integrazione con strumenti come Selenium lo rende molto popolare per i progetti Java.

Come condurre un test manuale del software (e quando serve)

 

I test manuali, pur essendo più dispendiosi in termini di tempo rispetto ai test automatizzati, sono fondamentali per garantire che un'applicazione funzioni correttamente. 

Alcuni bug infatti potrebbero sfuggire ai test automatizzati e soprattutto i testi automatizzati non sono così intuitivi quanto a user experience (UX)

In più, il testing nello sviluppo software beneficia sempre di una maggiore flessibilità, per testare delle situazioni e aree non previste in fase di pianificazione, e i test manuali in questo rispondono molto bene.

Inoltre, nei primi stadi di sviluppo, quando l'automazione non è ancora implementabile o il software è in rapido cambiamento, i test manuali permettono di mantenere comunque un livello di controllo sulla qualità.

 

Esempio di strategia per il software testing manuale: una checklist

1. Definizione degli obiettivi di test

Prima di iniziare i test, è essenziale avere una chiara comprensione degli obiettivi. Questo aiuta a garantire che i test si concentrino sulle aree critiche del software. 

In questa fase bisogna determinare quali parti dell'applicazione devono essere testate manualmente, come funzionalità nuove o modificate, aree ad alto rischio, o componenti critici per il business.

Poi, è il momento di definire degli obiettivi legati alla facilità d'uso, alla navigazione e all'intuitività dell'interfaccia.

2. Pianificazione del test

Una pianificazione accurata è fondamentale per garantire che tutti gli aspetti del software siano coperti e che i test vengano eseguiti in modo sistematico.

Delinea la strategia di test! 

Dovrai elencare le funzionalità da testare, i tipi di test da eseguire (come test funzionali, test di regressione, test di usabilità), e l'ordine in cui verranno eseguiti.

Poi, sviluppa casi di test dettagliati per ogni funzionalità o modulo. Ogni caso di test dovrebbe includere i seguenti elementi:

Ultimo consiglio: assegna i test a specifici membri del team, tenendo conto delle loro competenze e delle esigenze del progetto.

3. Esecuzione dei test

Questa fase consiste nell'esecuzione pratica dei test, seguendo i casi di test preparati.

La best practice è sempre eseguire i casi di test uno alla volta, seguendo rigorosamente i passi descritti, annotando tutto. 

Oltre ai casi di test predefiniti, è utile eseguire test esplorativi, dove il tester interagisce con il software in modo non strutturato. 

Crea delle procedure per riprodurre i risultati che hai visto nei test, con passaggi scritti e/o screenshot o video, se serve. 

4. Segnalazione e gestione dei bug

Una volta individuati i bug, è essenziale gestirli in modo efficiente.

Puoi usare uno strumento di tracciamento dei bug (come Jira, Trello, o Clickup). 

Ogni segnalazione dovrebbe includere:

Dopo che un bug è stato risolto dagli sviluppatori, esegui nuovamente i test per verificare che la correzione funzioni correttamente e che non abbia introdotto nuovi problemi.

5. Report finale e documentazione

Alla fine della fase di test, conviene creare un report che riassuma i risultati, incluse le funzionalità testate, i bug trovati e risolti, e l'esito finale di ogni caso di test.

Distribuisci il report ai membri del team e agli stakeholder per mantenere tutti informati sullo stato del progetto e per pianificare eventuali fasi successive.

 

È tutto chiaro?

Se vuoi approfondire il dietro le quinte dello sviluppo software, forse potrebbe interessarti leggere:

 

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Sono in molti i neo-sviluppatori, oppure quelli intenzionati a iniziare questa carriera, a chiedersi come si può diventare uno sviluppatore di app iOS. Ci sono infatti alcune domande molto comuni, ad esempio “Swift è sufficiente?” o “quali soft skill servono?” o “dobbiamo per forza saperne di User Experience”?

Si può già dare una risposta riguardo alla UX: sì, è molto importante!

Comprendere i principi di design e la user experience (UX) è un gran vantaggio per uno sviluppatore iOS. Quindi, conviene familiarizzare fin da subito con le linee guida di design di Apple.

Ma per il resto? Cosa deve saper fare uno sviluppatore app iOs che possa definirsi professionalmente completo?

Cerchiamo di dare una risposta a questi e agli altri dubbi comuni che vediamo in chi si avvicina al mondo dello sviluppo di app iOs.

Quali sono i linguaggi di programmazione

 

Se sei già uno sviluppatore iOs, è probabile che tu abbia imparato già Swift. 

Inutile dire che senza la competenza in Swift non si va da nessuna parte! 

Però, nonostante Swift sia la scelta predominante, la conoscenza di Objective-C rimane utile. 

Questo linguaggio storico è ancora largamente utilizzato in progetti legacy e molte delle API di Apple sono scritte in Objective-C. 

Poi, ci sono non solo progetti nuovi, ma anche progetti già esistenti. La capacità di integrare codice Objective-C con Swift è quindi fondamentale per quando questi progetti richiedono manutenzione e aggiornamenti. 

Ma poi, Objective-C offre una visione più completa delle basi del framework iOS. Diciamo che offre una competenza che amplia la tua visione da sviluppatore.

Impara i giusti framework

Per creare interfacce utente su iOS, è fondamentale avere familiarità con UIKit e SwiftUI. 

UIKit è il framework tradizionale utilizzato per costruire interfacce più dettagliate. Invece SwiftUI, più recente, è importante soprattutto per la costruzione delle UI. 

SwiftUI ha il grande vantaggio di creare interfacce reattive e dinamiche con meno codice, rendendo il processo di sviluppo più rapido ed efficiente. Però diciamo che la conoscenza di entrambi i framework è fondamentale per proporsi come sviluppatore iOs su vari progetti.

C’è poi Xcode, l'ambiente di sviluppo integrato (IDE) ufficiale per la creazione di app iOS. 

Quindi, meglio acquisire una certa dimestichezza con i simulatori integrati in Xcode, che permettono di testare le app su vari dispositivi e versioni di iOS. 

Ci sono poi degli strumenti di debugging, come Instruments, ma meglio affrontare l’argomento a parte.

L’importanza del debugging e del testing

Le competenze in debugging e testing sono fondamentali per uno sviluppatore iOS che aspira a creare applicazioni affidabili e di alta qualità.

Conosci i miti da sfatare nello sviluppo software? Qui trovi la nostra top 5!

Per il debugging è il caso di usare dei breakpoint e log per tracciare l'esecuzione del codice e analizzare il comportamento dell'app. 

Come già detto, Instruments, un tool fornito con Xcode, è molto utile in tal senso. Con Instruments puoi fare il profiling delle prestazioni, identificare colli di bottiglia e ottimizzare l'efficienza dell'app.

Ma è altrettanto importante condurre dei test automatizzati, o dei test unitari. 

I test di interfaccia utente (UI testing) simulano l'interazione dell'utente con l'applicazione, assicurando che le funzionalità più importanti girino bene. Questi test contribuiscono a mantenere alta la qualità del codice e a prevenire regressioni durante lo sviluppo.

Conoscenze di backend e networking

Le conoscenze di backend e networking permettono di integrare le app con servizi web, consentendo la sincronizzazione dei dati, l'autenticazione degli utenti e l'interazione con API esterne. 

È molto importante comprendere come funzionano le API RESTful, ad esempio, per poter comunicare bene con i server. URLSession è il framework principale per la gestione delle richieste di rete, ed è il caso almeno di prenderci dimestichezza. 

Per semplificare ulteriormente la gestione delle richieste HTTP, molti sviluppatori usano poi librerie come Alamofire, che offre un'interfaccia più semplice e intuitiva.

La questione della sicurezza per uno sviluppatore app iOs

La sicurezza dei dati degli utenti è una priorità assoluta nello sviluppo di app. Utilizzare il Keychain per memorizzare in modo sicuro informazioni sensibili come password e token di autenticazione è una pratica comune. 

Inoltre, meglio conoscere dei protocolli di autenticazione e autorizzazione sicura, come OAuth.

Version control

Un altro aspetto molto importante da conoscere sono i sistemi di controllo versione, utili soprattutto quando si lavora in team. Git è lo strumento più popolare per il version control.

Puoi prendere la mano, come probabilmente stai già facendo, con piattaforme come GitHub o GitLab.

In conclusione

Abbiamo elencato una serie di tool e competenze utili, se vuoi costruire la tua professionalità come sviluppatore app iOs. A queste puoi aggiungere il mantenersi sempre informati sulle nuove tendenze in fatto di sviluppo, tramite gruppi di settore o anche chiacchiere con altri sviluppatori, molto semplicemente.

Però ce n’è una che vale più di tutte: essere in grado di comunicare efficacemente e lavorare bene in squadra. 

Un plus è anche conoscere le metodologie Agile e Scrum per lo sviluppo software, ad esempio. 

Pensi di avere già queste competenze?

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Nel mondo dello sviluppo software circolano molte storie. Il problema è che queste storie possono influenzare negativamente le aspettative e le pratiche lavorative sia dei nuovi sviluppatori che delle software house affermate. Questi miti possono limitare la produttività, la creatività e la crescita professionale. È essenziale, quindi, identificarli e sfatarli per migliorare la qualità del lavoro e la soddisfazione professionale.

Ecco 5 miti da sfatare nel mondo dello sviluppo software.

1. "Più codice scrivi, meglio è"

Uno dei miti più diffusi è che la quantità di codice scritto sia direttamente proporzionale alla qualità del software. In realtà, il segreto è sempre nella semplicità ed efficienza del codice. Un codice prolisso non solo è difficile da mantenere, ma è anche più incline a contenere bug. La qualità deve sempre prevalere sulla quantità. Un codice ben scritto, semplice e ben strutturato migliora la manutenibilità, le prestazioni e la scalabilità del progetto. Pertanto, è consigliabile praticare il refactoring periodico, utilizzare commenti esplicativi e implementare test unitari per garantire che il codice funzioni come previsto.

2. "Lavorare di più significa produrre di più"

Il troppo stroppia, anche nello sviluppo software. Numerosi studi hanno dimostrato che lavorare troppe ore può ridurre la qualità del lavoro e portare al burnout. La qualità del lavoro tende a diminuire con l'aumento delle ore lavorative senza adeguate pause, mentre periodi di riposo adeguati favoriscono la creatività e la risoluzione dei problemi. 

In più, a volte la gestione delle commesse in una software house si basa su una valutazione del tempo medio che gli sviluppatori potrebbero metterci per un determinato progetto. Non si può sforare troppo da questa previsione, no?

3. "Gli sviluppatori lavorano meglio da soli"

L'idea che gli sviluppatori siano più produttivi quando lavorano da soli è un mito che può limitare la collaborazione e l'innovazione all'interno di una software house. 

L’esperienza quotidiana lo dimostra: quante volte una semplice chiacchiera da corridoio consente di risolvere un problema ostico, o magari permette di condividere competenze e esperienze diverse, arricchendo un progetto? 

A volte, certo, va fatto del lavoro individuale, e lo sviluppatore lo sa. Ma il confronto con i colleghi, soprattutto se con esperienza, stimola il miglioramento e l'apprendimento continuo.

4. "Tecnologia più recente = tecnologia migliore"

Diciamolo senza timore di smentita: le tecnologie mature hanno meno bug, sono più stabili e dispongono di comunità attive. In più, le nuove tecnologie, per quanto all'avanguardia, potrebbero non essere compatibili con l'infrastruttura esistente e provocare dei problemi di integrazione. In generale, vale lo stesso discorso dei farmaci: meglio testare, soprattutto se su larga scala!

5. "La sicurezza è un optional"

Uno dei miti più pericolosi è che la sicurezza possa essere trattata come una questione secondaria. Con l'aumento delle minacce informatiche, stiamo parlando di una priorità assoluta nello sviluppo del software. 

Gli sviluppatori senior lo sanno a memoria: bisogna scrivere del codice che riduca al minimo le vulnerabilità, eseguire test di sicurezza regolari e mantenere aggiornati tutti i componenti del software sono pratiche essenziali per proteggersi dalle minacce più recenti.

 

Sei uno sviluppatore e pensi anche tu che questi siano falsi miti?

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Hai mai pensato al fatto che la conoscenza è potere? Immagina di avere in tempo reale e con la giusta segmentazione i dati di tutti gli utenti che visitano il tuo e-commerce, insieme alle loro abitudini di consumo e a cosa non è piaciuto dei tuoi prodotti. Sembra utopia, ma è solo l’applicazione ben oculata degli analytics a un e-commerce.

Qui di seguito vedremo come l'analisi dei dati può trasformare un business online e offrire degli strumenti per usare le informazioni per prendere delle decisioni che siano davvero efficaci.

Perché è così importante avere dei dati aggiornati per un E-commerce

Uno degli aspetti fondamentali degli analytics per gli e-commerce di oggi è la capacità di comprendere il comportamento dei clienti. Il tuo cliente non muoverà un dito senza che tu lo sappia! Ciò permette di identificare i punti di forza del percorso d’acquisto e di migliorare dove serve.

Oppure, è possibile suddividere i clienti per tipo.

Ad esempio ci sono solo quelli che comprano un certo tipo di prodotti, quelli che acquistano con più regolarità, gli alto-spendenti… Con delle metriche analitiche ben impostate avrai non solo questi dati, ma anche di conseguenza la possibilità di inviar loro delle campagne marketing mirate.

Strumenti di analytics per un e-commerce (2024)

1)                   Google Analytics

Google Analytics è uno degli strumenti più utilizzati per l'analisi web. Da qui puoi capire la fonte da cui è arrivato il tuo utente, ma anche monitorare le metriche chiave come il tasso di conversione e il valore medio dell'ordine. L'integrazione con Google Ads permette inoltre di misurare l'efficacia delle campagne pubblicitarie.

2) Piattaforme di Business Intelligence

Le piattaforme di business intelligence (BI) come Tableau, Power BI e Looker offrono funzionalità avanzate per l'analisi dei dati. La loro caratteristica migliore è saper combinare dati provenienti da diverse fonti, come CRM, ERP e social media. L’impressione che ne ha chi li impara ad utilizzare correttamente è di poter stare nella stanza dei bottoni, avendo sott’occhio in tempo reale tutto ciò che accade sul proprio e-commerce.

3) Heatmap e strumenti di analisi del comportamento

Alcuni tool come Hotjar e Crazy Egg forniscono una rappresentazione visiva di come gli utenti interagiscono con il sito web.

La heatmap non è null’altro che una mappa che registra con i colori caldi le zone più cliccate, dando un’idea visiva di quanto il sito è stato utilizzato e come. In alcuni casi è anche possibile vedere le registrazioni delle sessioni, utili per comprendere il percorso dell'utente in modo dettagliato.

Come usare le analytics raccolte dal tuo e-commerce

Per ottenere intuizioni accurate, è fondamentale raccogliere dati di qualità e mantenerli puliti. Quel che bisogna evitare più di ogni altra cosa è il data silos, ovvero un contenitore in cui i dati sono accumulati, ma chiuso da ogni parte, e quindi inutile per trarre qualsivoglia tipo di informazione utile sui tuoi clienti e il loro comportamento.

La qualità dei dati può essere compromessa da errori di inserimento, dati mancanti o duplicati, cosa che rende necessaria una pulizia preliminare.

Esistono diverse modalità di analisi, alcune che ci arrivano dalla statistica, altre dal marketing.

Ad esempio, abbiamo l’analisi di coorte, una tecnica che permette di segmentare i clienti in gruppi basati su esperienze comuni o periodi di tempo specifici. Questo tipo di analisi è particolarmente utile per comprendere il comportamento dei clienti nel tempo e valutare l'efficacia delle strategie di fidelizzazione. Oppure, l'A/B testing, che consente di confrontare due versioni di una pagina web o di una campagna per determinare quale performa meglio.

L'integrazione di machine learning e predictive analytics consente poi di andare oltre l'analisi descrittiva e ottenere previsioni accurate. Potresti ad esempio addestrare dei modelli di machine learning su grandi volumi di dati per identificare pattern e fare previsioni sui comportamenti futuri degli utenti del tuo sito.

Alcuni consigli per il trattamento dei dati raccolti

L'integrazione dei dati provenienti da diverse fonti può rappresentare una sfida significativa. Unificare i dati in un'unica piattaforma facilita l'analisi, come abbiamo già visto. Qui vengono in nostro aiuto le tecnologie di data warehousing e le API di integrazione.

In più, bisogna conformarsi al GDPR e mettere in atto delle misure di sicurezza robuste per prevenire violazioni.

 

In sostanza, gli analytics sono un alleato fondamentale per avere una conoscenza completa del proprio e-commerce e per prendere le giuste decisioni. A occhi bendati non sarebbe possibile mettere in atto una strategia di alcun tipo.

 

Con l'evoluzione delle tecnologie cloud e l'aumento della complessità delle applicazioni, i microservizi si presentano come una soluzione molto competitiva per lo sviluppo software.

Sarà l’argomento di questo articolo. Ma prima, vediamo qualche definizione.

Cos'è un'architettura a microservizi?

L'architettura a microservizi è un approccio allo sviluppo software dove un'applicazione viene scomposta in piccoli servizi autonomi. Ogni microservizio gestisce una specifica funzionalità e comunica con altri servizi attraverso API leggere.

Confronto tra architettura a microservizi e architettura monolitica

L'architettura “monolitica” è una modalità più tradizionale, che integra tutte le funzionalità in un'unica applicazione, dove i componenti sono strettamente interdipendenti. Questo modello semplifica lo sviluppo, ma può diventare ingombrante man mano che l'applicazione cresce, rendendo difficile l'implementazione di nuove funzionalità e la correzione di bug. Al contrario, l'architettura a microservizi scompone l'applicazione in piccoli servizi indipendenti. Questo approccio divide le funzionalità e soprattutto offre una maggiore flessibilità: i team possono lavorare autonomamente su servizi differenti, usare tecnologie diverse per ogni microservizio e scalare i componenti, uno per uno. 

Va detto però che l'architettura monolitica può essere più semplice da iniziare e mantenere per applicazioni più piccole. 

Riassumiamo i vantaggi di entrambi i tipi di architetture.

Vantaggi dei microservizi

  1. Scalabilità
  2. Flessibilità nello sviluppo
  3. Manutenibilità
  4. Resilienza

Sull’ultimo punto: la natura distribuita dei microservizi aumenta la resilienza del sistema perché un problema in un servizio non compromette l'intera applicazione.

Nonostante i numerosi vantaggi, l'adozione dei microservizi ha alcuni svantaggi, ad esempio la difficoltà di coordinare numerosi servizi indipendenti. Oppure, il fatto che ogni servizio espone un'interfaccia di comunicazione, aumentando la superficie di attacco potenziale.

In più, tracciare e risolvere problemi può risultare più complicato in un sistema distribuito rispetto a un'applicazione monolitica.

Microservizi e cloud computing

Il cloud computing ha giocato un ruolo fondamentale nella diffusione dei microservizi. Prendiamo ad esempio AWS Lambda, Google Cloud Functions e Azure Functions, che  permettono di eseguire codice in risposta a eventi senza gestire server, rendendo ancora più semplice l'adozione di un'architettura a microservizi.

Containerizzazione

Con containerizzazione si intende la capacità di isolare e gestire i componenti delle applicazioni in modo efficiente. Prendiamo ad esempio Docker, o Kubernetes, il principale sistema di orchestrazione dei container, facilita la gestione e il coordinamento di questi container su larga scala, offrendo funzionalità avanzate come il bilanciamento del carico, il monitoraggio e la scalabilità automatica. 

La containerizzazione, dunque, non solo supporta l'implementazione dei microservizi, ma ne amplifica anche i benefici, rendendo possibile una gestione più agile e scalabile.

Strumenti e tecnologie per i microservizi nel 2024

Esistono alcuni concetti da conoscere se ci si vuole avvicinare a comprendere il mondo dei microservizi. 

Service Mesh

Un service mesh è un'infrastruttura dedicata alla gestione delle comunicazioni tra microservizi. Ad esempio, abbiamo degli strumenti come Istio e Linkerd.

Serverless

Le architetture serverless stanno diventando sempre più popolari per la loro capacità di eseguire codice senza la necessità di gestire l'infrastruttura sottostante. Tra le tecnologie non possiamo non citare AWS Lambda e Azure Functions.

CI/CD

Le pipeline di Continuous Integration e Continuous Deployment (CI/CD) sono parte integrante del successo dei microservizi. Strumenti come Jenkins, GitLab CI, e CircleCI automatizzano il processo di build, test e deployment, garantendo che le modifiche al codice vengano distribuite rapidamente e con un rischio minimo.

 

In sostanza: con la crescente adozione del cloud computing, della containerizzazione e delle tecnologie serverless, i microservizi offrono una flessibilità e una scalabilità senza precedenti. Nonostante le sfide, i vantaggi superano ampiamente i costi.

(Aggiornato all’anno 2024)

Dopo aver parlato di Flutter per lo sviluppo web, vorrei parlare di un altro argomento importantissimo: i framework JavaScript. 

Negli ultimi anni, diversi framework si sono distinti per la loro capacità di semplificare e potenziare lo sviluppo di applicazioni web. Vediamo le principali innovazioni in questo campo.

Evoluzione dei framework JavaScript

Inizialmente, i framework JavaScript erano più che altro “monolitici”, cioè (per semplificare) offrivano un pacchetto completo di funzionalità. Funzionavano bene, ma potevano avere dei limiti in termini di flessibilità e scalabilità. 

Oggi è molto più comune usare un'architettura modulare. Framework come React e Vue.js hanno favorito l'adozione di componenti riutilizzabili, permettendo agli sviluppatori di creare applicazioni più gestibili e scalabili. Questo approccio modulare consente una maggiore personalizzazione e facilita la manutenzione del codice.

Static Site Generators e JAMstack

Un'altra tendenza è l'aumento dell'uso dei generatori di siti statici (SSG - Static Site Generators) e dell'architettura JAMstack (JavaScript, API, Markup). 

Next.js e Nuxt.js sono diventati molto popolari per la loro capacità di generare siti statici veloci e facili da distribuire. Va detto che, come in ogni moda, bisogna evitare di farsi conquistare dal fatto che “lo usano tutti”. Evidentemente ci sono dei pro e dei contro nell’architettura JAMstack, come in ogni tecnologia sul mercato.

Principali framework JavaScript nel 2024

Vediamo nel dettaglio tutti i framework JavaScript più usati, e cerchiamo di capire in modo analitico quali sono le loro funzioni principali, e quali sono i loro punti deboli.

React

React è stato sviluppato da Facebook e continua a dominare la scena dello sviluppo web. La sua libreria di componenti riutilizzabili e la capacità di gestire lo stato in modo efficiente rendono React una scelta privilegiata per molte applicazioni web complesse. Inoltre, l'ecosistema di React, che include strumenti come Redux e React Router, offre agli sviluppatori tutto ciò di cui hanno bisogno per costruire applicazioni robuste e scalabili.

Vue.js

Vue.js è un altro framework open-source che ha guadagnato notevole popolarità grazie alla sua facilità d'uso e alla sua flessibilità. Vue.js si distingue per la sua facilità di apprendimento, il che lo rende ideale per i nuovi sviluppatori. La sua capacità di integrarsi facilmente con altri progetti o librerie esistenti e il suo sistema di componenti reattivi lo rendono una scelta versatile per una vasta gamma di applicazioni.

Angular

Angular, sviluppato da Google, è noto per essere un framework completo e robusto. Angular offre una suite completa di strumenti e funzionalità, tra cui il supporto per la programmazione reattiva con RxJS, un potente sistema di template e una gestione avanzata delle dipendenze. Sebbene Angular abbia una curva di apprendimento più ripida rispetto ad altri framework, la sua capacità di gestire applicazioni di grande scala lo rende una scelta popolare per progetti enterprise.

Cosa ci riserva il futuro dei framework JavaScript?

La crescita delle architetture serverless sta influenzando anche i framework JavaScript. Next.js e Nuxt.js stanno già integrando delle funzionalità serverless, permettendo agli sviluppatori di costruire applicazioni full-stack senza preoccuparsi della gestione dell'infrastruttura server. Questo approccio riduce i costi operativi e aumenta la scalabilità, offrendo una soluzione ideale per startup e piccole imprese.

Un’altra possibile direzione futura sono i framework JavaScript: React Native e NativeScript sono esempi di framework che permettono agli sviluppatori mobile di usare JavaScript per app native. Così facendo è possibile riutilizzare gran parte del codice scritto per il web, riducendo così i tempi di sviluppo e i costi.

E da ultimo abbiamo ovviamente l’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning (ML).

Alcuni framework JavaScript come TensorFlow.js permettono agli sviluppatori di creare e addestrare modelli di IA direttamente nel browser. Questa capacità apre nuove possibilità per applicazioni interattive e personalizzate, offrendo delle esperienze utente migliorate.

Insomma, il mondo dei framework JavaScript è in continua evoluzione, e sta allo sviluppatore rimanere sempre con le antenne alzate, per captare quali possono soddisfare meglio le esigenze dell’azienda cliente.

Tutti ormai conosciamo Flutter, una tecnologia di sviluppo mobile e web open-source creata da Google. All’origine, Flutter era progettato per creare applicazioni mobili, ma oggi supporta anche lo sviluppo web, rendendosi così molto interessante agli occhi delle aziende. 

Vorrei illustrare qui i pro e i contro di questa soluzione, e se possibile aiutare gli imprenditori a capire se questa tecnologia è adatta al loro prossimo progetto.

Cos'è Flutter?

Tecnicamente parlando, Flutter è un framework UI che consente di creare applicazioni native e ibride per mobile, web e desktop da un singolo codice sorgente. 

Il suo linguaggio di programmazione è Dart, ma offre anche vari widget personalizzabili. 

Vantaggi di Flutter 

1. Codice unico per piattaforme multiple

La proliferazione di codici è uno dei problemi più grandi, per lo sviluppatore. Flutter invece ovvia al problema: uno dei suoi principali vantaggi è la possibilità di usare un singolo codice sorgente per sviluppare applicazioni ibride per mobile, web e desktop. Questo inevitabilmente riduce tempo e risorse.

2. Prestazioni 

A livello di prestazioni, Flutter si difende molto bene. Le applicazioni web che richiedono interattività e animazioni complesse sono ottime in Flutter, vengono fluide e generalmente molto reattive.

3. Hot reload

La funzionalità di Hot Reload di Flutter permette agli sviluppatori di vedere immediatamente i risultati delle modifiche al codice senza dover ricompilare l'intera applicazione. 

4. Widget personalizzabili

Come già detto, i widget di Flutter sono un vero punto di forza e offrono grande flessibilità rispetto ad altri ambienti di sviluppo.

5. Molti pacchetti e ricca community

A volte la community fa tutta la differenza, ed è proprio il caso di Flutter. I pacchetti disponibili continuano ad espandersi, per consentire librerie e strumenti agli sviluppatori senza troppa fatica. 

Svantaggi di Flutter

1. Dimensioni del caricamento

Uno dei principali svantaggi di Flutter per lo sviluppo web è la dimensione del bundle generato. Le applicazioni Flutter tendono ad avere un bundle iniziale più grande rispetto ad altre tecnologie web tradizionali, il che può influire sui tempi di caricamento, in particolare sulle connessioni lente.

2. SEO e accessibilità

Attualmente, Flutter non offre un gran supporto per la SEO e accessibilità web. Le applicazioni Flutter sono essenzialmente canvas HTML, il che può limitare la loro indicizzazione da parte dei motori di ricerca.

3. Novità

Può sembrare una banalità, ma Flutter è relativamente nuovo. Certo, sta guadagnando popolarità, però la sua “giovinezza” implica inesperienza, e rimane la possibilità che contenga bug e limitazioni rispetto a soluzioni web più consolidate come React o Angular.

4. Integrazione con tecnologie esistenti

L'uso di alcune librerie JavaScript potrebbe non essere immediato e potrebbe richiedere soluzioni alternative o workaround, aumentando la complessità del progetto.

Flutter vs React Native e Kotlin Multiplatform Mobile (KMM)

Quando si tratta di scegliere un framework per lo sviluppo multipiattaforma, Flutter si confronta direttamente con Kotlin Multiplatform Mobile (KMM) e React Native. A mio parere, ci sono diverse ragioni per cui Flutter potrebbe vincere, in questa competizione ad armi pari.

…In confronto a Kotlin Multiplatform Mobile (KMM)

KMM, ideale per avere applicazioni che funzionano su iOS e Android, si concentra principalmente sulla logica di business e non sulla creazione di interfacce utente condivise. Morale della favola: i developer devono ancora scrivere codice nativo separato per le interfacce utente su ogni piattaforma. Al contrario, Flutter offre una vera soluzione multipiattaforma, consentendo agli sviluppatori di creare interfacce utente completamente condivise e personalizzabili da un unico codice sorgente. Questo non solo riduce il tempo di sviluppo, ma garantisce anche una coerenza visiva tra le diverse piattaforme.

…In confronto a React Native

React Native, sviluppato da Facebook, è un'altra popolare tecnologia per lo sviluppo multipiattaforma. Utilizza JavaScript e permette di scrivere codice condiviso per Android e iOS. 

Un piccolo svantaggio, rispetto a Flutter, è che React Native si affida a dei bridge per comunicare con i componenti nativi.

Questo purtroppo può causare problemi di prestazioni in applicazioni complesse o con molte animazioni. 

Flutter, invece, compila il codice Dart direttamente in codice nativo, eliminando la necessità di bridge e garantendo prestazioni superiori. Inoltre, Flutter offre una gamma più ricca di widget nativi che possono essere facilmente personalizzati, mentre React Native spesso richiede l'uso di librerie di terze parti per ottenere la stessa funzionalità.

Flutter per lo sviluppo web: quando usarlo

In sintesi, utilizzare Flutter per lo sviluppo web può essere una scelta azzeccata per progetti web che richiedono un'interfaccia utente ricca e interattiva, e per team di sviluppo che già utilizzano Flutter per applicazioni mobili. 

È ottimo per startup e piccole aziende che vogliono ridurre i tempi di sviluppo e i costi mantenendo un'esperienza utente coerente su diverse piattaforme.

D'altra parte, se il progetto richiede un'ottimizzazione SEO avanzata, accessibilità elevata o deve integrarsi bene con un ecosistema web esistente, potrebbe essere più appropriato considerare altre tecnologie, come React, Angular o Vue.js.

 

Nelle agenzie di sviluppo software non basta saper sviluppare: bisogna anche essere in grado di coordinare progetti complessi, rispettare le scadenze e mantenere alta la qualità del prodotto

In due parole: bisogna essere in grado di attuare pianificazione e strategia.  

Esempio di strategia

Qui di seguito vorrei presentare qualche consiglio pratico per passare da semplice developer a agenzia in grado di assumersi anche grosse commesse, grazie alla corretta pianificazione. Forniremo in questo articolo una serie di strategie per gestire le commesse in agenzie di sviluppo software.

Ecco i passaggi da seguire.

Analisi preliminare

Una fase importantissima per la gestione delle commesse è l'analisi preliminare. Questo passaggio include la raccolta dei requisiti del cliente e la valutazione delle risorse necessarie per completare il progetto.

Attraverso le interviste con il cliente puoi comprendere le esigenze e le aspettative del cliente è fondamentale per definire i requisiti del progetto. Ma soprattutto, non sempre il cliente sa quello che vuole, e solo con un confronto diretto con il developer o con chi lavora alla vendita è possibile ottenere un quadro chiaro delle funzioni di cui il cliente ha bisogno. Ma soprattutto, solo con l’intervista potrai informare il cliente della fattibilità tecnica e del budget richiesto per l’una o per l’altra funzione.

Sarà necessario uno studio di fattibilità per valutare la fattibilità tecnica ed economica del progetto per evitare sorprese durante lo sviluppo.

A questo punto è necessaria la documentazione dei requisiti: dovrai creare documenti dettagliati che descrivano le funzionalità richieste, le specifiche tecniche e i vincoli del progetto.

Pianificazione dettagliata

Tutto inizia con la suddivisione del progetto in fasi.

Dopodiché, dovrai allocare le risorse umane e materiali necessarie per ciascuna fase del progetto. Il lavoro di delega e distribuzione del carico di lavoro è assolutamente necessario per svolgere commesse sempre più grandi, complesse e remunerative, quindi l’allocazione delle risorse è un passaggio da non trascurare!

È il momento di creare un calendario dettagliato che includa tutte le attività e le relative scadenze.

Metodologie per la gestione delle commesse in agenzie di sviluppo software

Scrum

Scrum è una delle metodologie agili più utilizzate nelle agenzie di sviluppo software. Permette di suddividere il lavoro in sprint, periodi di tempo definiti in cui vengono completate specifiche funzionalità del prodotto.

Kanban

Kanban è un'altra metodologia agile che si concentra sul miglioramento continuo e la gestione del flusso di lavoro. Utilizza una lavagna visiva per tracciare lo stato delle attività.

Strumenti di gestione delle commesse

Software di project management

L'adozione di software di project management è fondamentale per una gestione efficace delle commesse. Ecco alcuni strumenti che aiutano a pianificare, tracciare e coordinare le attività del progetto:

L’importanza del monitoraggio costante nelle agenzie di sviluppo software

Non bisogna dimenticare di produrre costantemente dei report di avanzamento, e di utilizzare delle metriche per la valutazione dei KPI. Ad esempio abbiamo il burn-down chart (per i progetti Scrum) o il cycle time (per i progetti Kanban) per valutare le performance del team.

Identificare e gestire i rischi potenziali è poi fondamentale della gestione delle commesse. Questo include l'identificazione dei rischi, l'analisi del loro impatto e la pianificazione di strategie di mitigazione.

Oltre a creare un registro dei rischi che elenchi tutti i potenziali rischi associati al progetto, è importante analizzare nel dettaglio tali rischi, e la loro gravità, e preparare dei piani di mitigazione per quelli più seri. 

Il vero punto di svolta: il feedback

Al termine di ogni progetto, è fondamentale raccogliere feedback dal team e dal cliente per identificare le aree di miglioramento.

Solo così sarà possibile migliorare, all’occasione successiva, e offrire un servizio più tagliato sulle esigenze specifiche del successivo cliente. 

Noterai nel tempo, da developer, che tanti rischi che sembrano complessi all’inizio, con l’esperienza e con la giusta pianificazione, ma soprattutto con l’ascolto del feedback, diventano assolutamente gestibili. 

 

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